27 GENNAIO 2017 GIORNO DELLA DEPORTAZIONE
- a cura di Antonio Losi
- 7 mar 2017
- Tempo di lettura: 5 min

Il 30 aprile 1945 Adolf Hitler (il dittatore tedesco che ha portato la Germania e l’Europa intera all’estrema catastrofe), si suicida con un colpo di pistola in un bunker sotterraneo della città di Berlino, città completamente assediata dalle forze nemiche. Cinque giorni dopo a Postdam, nella Renania Settentrionale, i generali sconfitti dell’esercito tedesco firmano, da sconfitti, il definitivo atto di resa militare davanti alle Potenze Alleate. Cronologicamente parlando, è questo l’atto finale e conclusivo di una guerra brutale ed ideologica, duramente combattuta a livello planetario per sei lunghissimi anni. Milioni di uomini in uniforme cessano finalmente di uccidersi furiosamente l’un l’altro, guadagnandosi così il diritto al riposo sopra enormi cumuli di macerie e rovine. Decine di migliaia di carri armati, semoventi, cannoni di medio e grosso calibro, lanciarazzi, aerei, navi e sommergibili, risultano ormai silenziosi nei loro strumenti di morte e distruzione. I lutti e le rovine sono state di una portata così immensa che ancora oggi, a distanza ormai di molti decenni, tutti i popoli ricordano e festeggiano la fine della Seconda Guerra Mondiale. Si onora – giustamente – la fine della guerra combattuta: quella dei fucili, dei cannoni e dei bombardamenti, delle tattiche militari e delle divisioni corazzate, dei reggimenti e delle squadriglie aeree, delle ritirate e dei movimenti avvolgenti. Quella delle battaglie campali, combattute nei territori della Vecchia Europa, nelle calde sabbie dei deserti africani e nelle gelide tundre della Russia sterminata. E’ giusto che sia onorata l’avvenuta fine di un’era tra le più terribili dell’intera storia umana. E’ giusto che i padri mettano in guardia i propri figli dall’orrore trascorso, tramandandone in eterno il ricordo e la memoria. Per i nostri figli ed il loro futuro, dobbiamo però essere implacabili nel combattere ancora oggi (nei tempi attuali), un'altra guerra altrettanto brutale e sanguinaria che non ha mai smesso di essere combattuta. Occorre fare la massima attenzione, perché questa non è una guerra chiara ed evidente, che mette i sensi e gli istinti umani in allarme immediato. In questo conflitto non si vedono lunghe file di cannoni e carri armati. Non si ascoltano i sordi boati delle esplosioni ed i sibili rombanti dei motori. Non si vede avanzare il nemico con le baionette innestate sui fucili.
Niente è di preavviso all’arrivo del vento di tempesta, ed è per questo che le nostre difese naturali sono implacabilmente disattivate ed inermi, ingannate dal silenzio strisciante delle armi subdole puntate contro di noi. E’ questa una guerra antica e terribile, che vede da una parte l’odio assurdo rivolto contro le diversità sociali, fisiche e razziali esistenti tra gli uomini. Per apprendere gli insegnamenti che ci giungono dalla Storia dell’Umanità, occorre richiamare alla memoria tutti i sussurri lontani che ci giungono dolorosi da quegli uomini, donne e bambini, scomparsi per colpa di assurde e false ideologie ingannatrici già apparse nel nostro passato. Occorre assolutamente non dimenticare questi errori già vissuti se vogliamo creare, nel nostro presente attuale, le basi reali di un futuro migliore per le generazioni future. Accanto ai milioni di vittime ebraiche scomparse nell’Olocausto, trovano posto anche migliaia di soldati e cittadini italiani che, dopo l’8 settembre 1943, furono deportati negli oscuri meandri dei campi di concentramento nazisti, trovandovi la morte.
Cittadini di Montevarchi deceduti a causa dei campi di concentramento nazisti:
-Tenente Colonnello ANGIOLUCCI BRUNO. Nato a Montevarchi il 31 marzo 1891 ed ivi residente (via F. Mochi). Catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre 43’ nel Comando Militare di Arezzo ed internato, risulta deceduto nel 1947 per “malattia contratta in campo di concentramento tedesco…condizioni scadentissime di nutrizione”.
-Brigadiere dei Carabinieri Reali CARLETTI RINALDO. Nato a Pelago (FI) l’11 marzo 1902, residente a Montevarchi in via Fiorentina, catturato dai tedeschi nei Balcani nell’ottobre del 1943, deceduto per malattia l’11 novembre 1944 nel Lager “Luisenhof” situato nella Renania Settentrionale, Westfalia. Dopo una prima sepoltura effettuata nel cimitero evangelico “Santa Maria” di Luisenhof, la salma risulta traslata nel cimitero comunale di Montevarchi.
-Soldato CASINI DARIO Nato a Montevarchi il 5 ottobre 1920 ed ivi residente (Levanella). Appartenente inizialmente al 350° Autoreparto Pesante dell’Armir (Armata Italiana in Russia), deceduto in prigionia per malattia il 14 maggio 1944 nel sanatorio di Pantelimon. Attuale sepoltura: Cimitero Militare Italiano di Ghencea (Bucarest).
-Maresciallo dei carabinieri Reali CENCI RODOLFO di Giuseppe. Nato a Bergogna (GO) il 22 aprile 1911, residente a Montevarchi in via Aretina (Levane), appartenente al 17° btg. CC.RR. (1ma compagnia), deceduto in prigionia il 14 ottobre 1944 per “patimenti subiti” (Argirocastro- Albania).
-Soldato FORNAINI MARIO Nato a Bucine il 4 maggio 1923, residente a Montevarchi. Catturato dai tedeschi a Gorizia il 13/09/1943 ed internato nell’allora territorio germanico, deceduto per malattia il 31/12/1943 nell’ospedale del quartiere Emanuelssegen di Katowice.
Attuale sepoltura: cimitero francese di Katowice.
-Tenente di fanteria FORZINI OSVALDO. Nato a Montevarchi il 13 agosto 1920 ed ivi residente, deceduto in prigionia il 16 aprile 1945 nella località di Loschenbrand (frazione del comune tedesco di Altdorf), per le gravi ferite riportate in un bombardamento aereo. Attuale sepoltura: Altdorf (fossa comune situata nel cortile della chiesa dedicata a “Nostra Signora”).
-Soldato FRANCHI RELLINO di Arturo. Nato a Montevarchi il 23 maggio 1923, soldato del 34° reggimento di fanteria: Dopo l’8 settembre 1943 viene catturato dai tedeschi ed internato nel “Lager n° 22” dell’isola di Rodi (Grecia), prima di essere deportato nel continente, presumibilmente nel campo di concentramento di Bor (80 km da Belgrado). Dopo la liberazione del campo ad opera dell’Armata Rossa sovietica (ottobre 1944), continuò a persistere per tutti i soldati italiani lo stato di prigionia, questa volta ad opera delle autorità Sovietiche. Risulta deceduto il 14 gennaio 1945 nel campo di prigionia sovietico n° 38 di Reni (Bessarabia) ed ivi sepolto.
-Soldato LAZZERI MARIO. Nato a Montevarchi il 20 dicembre 1920 e residente a Levane, deceduto in prigionia il 9 marzo 1945 a Danzica (Lager “Seeblick”) per effetto di gravi ferite riportate dopo un bombardamento aereo. Attuale sepoltura: cimitero di Danzica.
-Soldato PICCHIONI FERRUCCIO. Nato a Montevarchi il 3 gennaio 1922, deceduto in territorio tedesco il 30 maggio 1945. Attuale sepoltura: Cimitero Militare Italiano d’Onore di Amburgo (Germania).
-MASSINI IVAN Nato a Montevarchi il 14 marzo 1914. Ingegnere aeronautico impiegato nelle officine Breda di Milano, arrestato dalle autorità fasciste dopo uno sciopero effettuato in fabbrica il 4 marzo 1944. Il suo nominativo risulta presente in un convoglio di deportati politici italiani, partito dal campo di concentramento di Fossoli con destinazione Mauthausen Deceduto nel Lager di Gusen (sottocampo di Mauthausen), il 4 febbraio 1945.
-Soldato TORTOLI ARCARO/ALCARO. Nato a Montevarchi il 24 febbraio 1923, risulta disperso in prigionia dal 24 febbraio 1944 in territorio austriaco.
-Soldato VALENTINI PRIMO. Nato a Montevarchi il 25 giugno 1924, deceduto in prigionia in territorio tedesco l’11 settembre 1944. Dopo una prima sepoltura nel Cimitero Militare Italiano d’Onore di Amburgo (Germania), la salma risulta traslata nel cimitero comunale di Montevarchi.
Tratto dalla ricerca “Discesa agli Inferi – deportati e soldati valdarnesi scomparsi nei campi di concentramento nazisti” - a cura di Antonio Losi – anno 2014.
Comentários