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Gli anni ‘60 e le battaglie contro la misteriosa scatola nera


Uno dei marchi indelebili della memoria collettiva italiana degli anni ‘60 risulta essere sicuramente la televisione, il tubo catodico che in quello stesso periodo riuscì a penetrare in quasi ogni casa del paese, attraendo di fatto tutti gli italiani con il suo fascino misterioso fatto d’immagini e realtà provenienti da tutti gli angoli del pianeta. La domenica mattina, dopo la Messa delle 10.00 nella Chiesa della Collegiata, il raggiunto benessere economico permetteva l'acquisto di quello che negli anni precedenti era considerato assolutamente superfluo: il vassoio di "paste" da comprare in via Roma, rigorosamente chiuso ed impacchettato con un nastro colorato, il cui fiocco permetteva di sorreggerne il peso con un semplice dito. Noi ragazzi, in pantaloni corti fino al ginocchio anche d'inverno, prendevamo posto con il resto della famiglia nella "600" ben pulita e lucida, stando però ben attenti a non schiacciare il prezioso pacchettino, simbolo del conquistato benessere. Arrivati a destinazione dai nonni per il pranzo domenicale, prendevamo posto a tavola sulla sedia con il cuscino grosso (per essere più alti ed arrivare bene al piano della tavola), e lì si rimaneva affascinati dal rito quasi sacro dell'accensione della TV, dove soltanto il capofamiglia più anziano (il patriarca), ne aveva pieno diritto e potere. Nel silenzio più assoluto, carico d'imminente attesa, egli procedeva all'accensione primaria di quel marchingegno chiamato "stabilizzatore" (roba già difficile, dal nome impronunciabile), che annunciava l'avvenuto avvio con un sibilo acuto, continuo e persistente e con un pallino fosforescente al centro esatto dello schermo nero. Dopo circa esattamente un minuto ("perchè così deve essere"), con un dito perlomeno esitante ("perchè non si sà mai, può essere pericoloso !") si procedeva all'accensione del misterioso tubo catodico. Tutta la famiglia, riunita per il pranzo, rimaneva in attesa rigorosamente silenziosa, guardando la misteriosa scatola ancora nera (intorno non si sentiva alcun suono, nemmeno quello di posate o bicchieri), ed era soltanto quando l'immagine si stabilizzava (come per magia), che si poteva tornare finalmente a respirare. Era veramente una magia quella che permetteva di catturare le immagini del mondo in tutte le sue parti, anche quelle più lontane e remote. Per gli Italiani, fino ad allora attori di un mondo essenzialmente agricolo, scandito dal lento trascorrere delle stagioni, dove ogni minimo cambiamento aveva una lenta evoluzione di decenni, la televisione rappresentò uno strumento assolutamente dirompente, di potenza inaudita, in termini di conoscenza, cultura, svago e divertimento. Essa aveva assunto un ruolo di assoluta importanza, e niente poteva essere castigo più assoluto di quella striscia nera (alta vari centimetri), che partendo da uno dei lati dello schermo, immancabilmente si andava a posizionare esattamente al centro dell'immagine, sdoppiandola. Era questa una vera e propria offesa all'onore di tutta la famiglia. Un onta per la quale il capofamiglia iniziava una vera e propria battaglia con le schiere misteriose di valvole e fili elettrici: ore e ore passate a cercare l'origine del guasto che, sicuramente, era dovuto all'azione diretta di qualche entità sovrannaturale o per colpa di tutta una serie impressionante di gravi errori strategici… "Moglie !!! !Te l'avevo detto di non metterci il vaso di fiori sopra !”…. L'evolversi della battaglia era scandito da una vera e propria scacchiera di pezzettini di legno e stecchini, incastrati con infinita attenzione nei punti individuati come lenti o vacillanti. Al termine della sfibrante battaglia, si presentavano all'orizzonte due potenziali scenari: il primo era che il combattimento era irrimediabilmente perduto (la malefica striscia nera aveva vinto), e quindi l'unica possibilità di salvare l'onore familiare era quello di rivolgersi al tecnico riparatore TV, una figura mitica ed arcana che esprimeva tutta la sua infinita sapienza mediante l’esibizione di una valigetta piena zeppa di misteriosi pezzi di ricambio. L'altro scenario possibile era invece quello della sfolgorante vittoria, dove tutto riprendeva a funzionare perfettamente, ed il patriarca poteva così riprendere il suo posto a capotavola, da novello trionfatore, per poter gustare nell’immenso rispetto dei familiari quella "pasta" dolce al cioccolato…..vero miraggio irraggiungibile per tanti anni passati. Sono le guerre però quelle che si devono vincere, non soltanto le battaglie, e potete star certi che alla prima importante tribuna elettorale, od a quella fondamentale partita della Nazionale di calcio, la malefica striscia nera si sarebbe immancabilmente ripresentata, più tenace ed ostinata che mai! La battaglia avrebbe allora iniziato nuovamente, tremenda, furiosa e terribile in tutte le sue parti (talvolta anche i Santi venivano chiamati in soccorso)...una delle tante battaglie incruente e senza spargimenti di sangue, combattute di continuo dagli italiani durante tutto il corso degli anni '60.

Antonio Losi


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